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Lettura consigliata: NOI SAREMO TUTTO.


NOI SAREMO TUTTO 
di Valerio Evangelisti Mondadori, 2004

È un bel romanzo storico. Un viaggio nella storia operaia degli Stati Uniti d’America, con le sue lotte, le sue divisoni e i suoi tradimenti, che si snoda a partire dai primi anni del novecento. Il libro prende il titolo proprio da uno slogan dell’Industrial Workers of the Word (IWW, il sindacato rivoluzionario americano) ed è ambientato nei porti americani delle due coste, in un periodo che va, all’incirca, dalla Comune di Seattle (1919) all’epoca del maccartismo del secondo dopoguerra, passando per grandi eventi come l’imponente sciopero generale di San Francisco e dei principali porti della West Coast, Seattle, Tacoma, Portland, San Pedro, San Diego, del 1934. Lo scontro tra il sindacalismo di classe (ILWU), forte sulle coste dell’ovest e i sindacati gialli (ILA) controllati dalla mafia è violentissimo. Grandi figure di sindacalisti come Harry Bridges e Carlo Tresca si contrappongono alle famiglie dei Gambino, dei Genovese e degli Anastasia che controllano tramite il sindacato, i porti e il racket delle estorsioni ai lavoratori.
Persone senza scrupoli, come il protagonista Eddy Florio, si arricchiscono sulla pelle dei lavoratori del porto, con una disumanità che non risparmia nessuno, neanche parenti e ancor meno le donne. La mafia detta legge, diventando il braccio armato del sindacalismo filo padronale, responsabile della morte o sparizione di un numero impressionante di persone: tra le 400 e le 700 solo a Brooklyn. Il romanzo si dipana veloce e accattivante, sullo sfondo di un’America terrorizzata da qualsiasi idea di socialismo, ma che non manca di allearsi con l’URSS nella seconda guerra mondiale, per poi tornare, terminato il conflitto bellico, con l’oscurantismo maccartista, all’epurazione dalla vita pubblica di chiunque fosse in odore di comunismo.
a cura dell'Info.Shop

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SCIOPERO GENERALE mercoledì 25 novembre 2020

 

ARTE JUGOSLAVA

ARTE JUGOSLAVA. TERZO SPAZIO Chiara Sestili  e  Daniele Vazquez Prima rottura partigiana: dal realismo socialista alla sua dismissione  La  Jugoslavia  ha visto abbattersi sulla propria storia una doppia  damnatio memoriae . Dannata, dapprima dal blocco sovietico e dal blocco occidentale, in quanto “porta del capitalismo” per gli uni e “satellite dell’URSS” per gli altri, è stata definitivamente perduta all’oblio storico con il crollo e le guerre degli anni Novanta. Antun Augustinčić scolpisce il busto di Tito 1947 Bogdan Bogdanović con i suoi studenti Džamonja Edvard Ravnikar Picelj Bakić-Vasarely_Džamonja-primi 60_Londra Picelj e Snrec Vjenceslav Richter 1972 Vojin Bakić Numerosi equivoci ci sono stati durante il processo di costruzione identitaria e invenzione della tradizione dopo la Federazione Jugoslava, non solo storici, politici e culturali, ma anche nel campo dell’arte. L’obbiettivo di questo articolo è restituire le esperienze artistiche

IL PRODUTTIVISMO COSTRUTTIVISTA RUSSO

SOVIETICA Chiara Sestili Daniele Vazquez “È solo l’abitudine della vita quotidiana che fa apparire come cosa banale, come cosa ovvia, che un rapporto di produzione sociale assuma la forma di un oggetto”. Marx, Per la critica dell’economia politica. UN CONO D’OMBRA SULLA CRITICA DELLA VITA QUOTIDIANA: IL PRODUTTIVISMO COSTRUTTIVISTA RUSSO. Tra le esperienze del Costruttivismo russo post-rivoluzionario abbiamo selezionato quella dell’INKhUK di Mosca, l’Istituto di Cultura Artistica fondato nel 1920. Questo Istituto fu un crocevia di dibattiti teorici, pratiche artistiche e sperimentazioni nel campo della produzione industriale che hanno riguardato direttamente la trasformazione della vita quotidiana, attraverso la circolazione degli oggetti socialisti in opposizione agli oggetti-merce borghesi. INKhUK foto di gruppo con Kandinskij 1920 Gruppo di lavoro sul Costruttivismo INKhUK 20 Aprile 1921 Medunetsky, G. Stenberg, Ioganson, Gan, Rodchenko, V. Stenberg, Stepa