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MANIFESTO per un TEATRO PUBBLICO PARTECIPATO.





VOCAZIONE


Crediamo che un Teatro Pubblico per perseguire la sua natura di "teatro d'arte per tutti" e abbracciare la complessità di una comunità di quartiere, debba operare in ascolto e in stretta connessione con associazioni, scuole e gruppi di cittadini. Arricchendosi di queste esperienze e mettendo in moto un meccanismo virtuoso di scambio reciproco.
Immaginiamo un teatro che si trasformi in un fiume in piena, che passi per i vicoli, le piazze e tutti i luoghi della città, che raccolga sogni, bisogni, aspettative, disagi e istanze di una comunità. Che lungo il suo percorso abbia il coraggio di uscire dai propri argini, per restituire un'elaborazione artistica capace di irrigare l'immaginario della comunità stessa.
Un luogo che sia un punto d’incontro e di riferimento, accessibile a tutti per costi e strutture. Un polo di produzione artistica in grado di intercettare, anticipare ed elaborare le esigenze del territorio che lo ospita, attraverso l’uso di linguaggi artistici diversificati, dal teatro alla danza, dalla musica alla letteratura, dalla performance alle arti visive.
Uno spazio riconosciuto come Bene Comune.
Un Teatro Pubblico Partecipato.

Un teatro animato da un flusso continuo di attività, la cui vita vada oltre la rappresentazione e si sviluppi soprattutto nel percorso che porta allo spettacolo e nella riflessione che ne scaturisce.

Un teatro attento alle espressioni del contemporaneo così come alla trasmissione del patrimonio culturale, che sappia fornire strumenti di comprensione e di elaborazione dei linguaggi scenici.

Un teatro in cui, attraverso laboratori permanenti, scaturiscano i contenuti e i temi da affrontare, poi rielaborati e affidati, con una chiamata pubblica, a una Direzione Artistica che nel pieno della sua libertà elabora e traduce la domanda in una proposta artistica, che abbia quei contenuti condivisi e partecipati ma che non si accontenti solo di soddisfare i gusti del pubblico di riferimento.

Un teatro che favorisca il moltiplicarsi di attività culturali, che esca dalla “sala teatrale” per irradiarsi e contaminare spazi affini, per recuperare pezzi di città degradati e abbandonati. Che riesca a sollevare i territori nei quali si trova dalla loro condizione di marginalità culturale, per rivitalizzare e connettere le esperienze territoriali.

Un teatro che sia un centro di formazione per i più giovani attraverso la collaborazione con le strutture scolastiche, per il pubblico attraverso dimostrazioni di lavoro, prove aperte e laboratori, e per i lavoratori dello spettacolo con proposte di percorsi di ricerca e di approfondimento dedicati alle diverse professionalità.

Un teatro che investa sulla tutela e valorizzazione dei propri lavoratori, in ambito tecnico, artistico, comunicativo e amministrativo. Garantendo condizioni lavorative adeguate e una continuità tale per cui sia reso possibile un proficuo e necessario scambio dei saperi.

Un teatro finanziato dagli Enti Pubblici, un investimento per la sicurezza nei quartieri, per la cura e la prevenzione delle devianze sociali, della delinquenza e dei disturbi psico-fisici. Che non sia portatore di istanze di mercato ma che punti a un bilancio sociale positivo.

Il Teatro Pubblico Partecipato non è solo un teatro ma un progetto culturale, politico e sociale che contribuisce all’arricchimento, al piacere e al benessere della sua comunità. E’ il teatro dei cittadini che se ne prenderanno cura per valorizzarlo al meglio, preservandolo per le generazioni future. Il Teatro Pubblico Partecipato è un invito ad occuparci di ciò che è nostro, a riprenderci il futuro e a sentirci finalmente liberi.



MANIFESTO PER UN TEATRO PUBBLICO PARTECIPATO 29 sett. 2013

Il manifesto per un Teatro Pubblico Partecipato vuol essere uno strumento pratico e operativo per la conduzione degli spazi teatrali pubblici, un'utile griglia di prassi e metodo di lavoro al servizio e a tutela dei lavoratori dello spettacolo, in un reale rapporto di coinvolgimento dei territori e dei suoi cittadini.
Il Teatro Pubblico Partecipato deve garantire tanto i diritti dei lavoratori quanto un'ampia partecipazione della collettività alla vita del teatro, favorendo meccanismi virtuosi di accesso alla formazione e creando occasioni lavorative nel segno della molteplicità dei linguaggi artistici e del ricambio delle forze creative.


1 . TEATRO LABORATORIO

Il Teatro Pubblico Partecipato deve avere una forte vocazione laboratoriale. I laboratori ne saranno l'ossatura, costituiranno il metodo di lavoro interno, sia in senso produttivo che didattico e saranno punto di contatto e contaminazione con l'esterno. L'idea è quella di creare un sistema circolare e virtuoso tra chi partecipa ai laboratori, chi li conduce e le scelte strategiche ed artistiche complessive del teatro, compresa la direzione artistica. Un processo che tende a costruire una partecipazione attiva alle scelte in chi vive realmente il teatro e quindi di prender parte alle decisioni e agli indirizzi, cercando così di far coincidere l'idea di partecipazione e quella di libertà dei direttori e conduttori chiamati a costruire sia il cartellone che le produzioni. Questo metodo, coinvolgendo nel suo sistema di laboratori molti utenti e molti professionisti, renderà tutti i partecipanti, promotori attivi del teatro e di fatto parte di un pubblico più vasto e consapevole.

Ogni Teatro avvierà almeno questi laboratori: un laboratorio libero e gratuito di alfabetizzazione teatrale di base aperto a tutti; un laboratorio permanente per gli studenti delle scuole del territorio; un laboratorio per attori, danzatori, registi, coreografi e musicisti in formazione; un laboratorio per la produzione rivolto ai professionisti, che deve garantire almeno una produzione a stagione, un laboratorio tecnico per la formazione permanente sui mestieri. I diversi laboratori devono avere maestranze artistiche esterne, diverse l'uno dall'altro, con un ricambio triennale obbligatorio, selezionate dall’Ente Pubblico attraverso curriculum e proposte, e garantire l'utilizzo di quelle artigianali-tecniche interne al Teatro stesso. Tutte le produzioni dei diversi laboratori devono essere promosse e circuitate almeno negli altri Teatri Pubblici Partecipati, quelle del laboratorio di produzione devono avere una promozione tra i teatri nazionali ed europei ritenuti adatti allo spettacolo prodotto.
Il lavoro dei laboratori sarà documentato attraverso diari di lavoro e riprese video, che potranno diventare oggetto di un laboratorio di scrittura e uno di video-produzioni.


2. INDIRIZZO ARTISTICO

La programmazione dei cartelloni e delle attività stagionali deve essere affidata al comitato di indirizzo artistico del Teatro Pubblico Partecipato, formato dai responsabili dei laboratori triennali, dall’Operatore Culturale di rete e dal Responsabile tecnico. Il comitato di indirizzo artistico, così composto, metterà a fuoco dei temi e dei contenuti e attiverà una chiamata pubblica, di carattere non solo cittadino ma nazionale e internazionale, per rispondere alle necessità emerse dalle attività e dalla progettualità del Teatro Pubblico Partecipato.
La chiamata pubblica produrrà un mandato artistico ad un Direttore, che inizialmente varierà da uno a tre anni; i fondi a disposizione dovranno essere indicati, così come i tempi. Il mandato avverrà durante l'ultima fase della direzione precedente, per dare un segno di continuità progettuale e per consentire ai nuovi proponenti di entrare in relazione con il Teatro Pubblico Partecipato, con una fase temporale di studio e analisi con le realtà e le esperienze territoriali che lo compongono. Si consiglia, per il naturale ricambio artistico e generazionale, di non estendere a più di tre chiamate la partecipazione degli stessi artisti e operatori interessati, tenendo in considerazione un'apertura privilegiata ai giovani sotto i 30 anni.
La direzione artistica ha l'obbligo di predisporre incontri quindicinali, di almeno 4 ore, per confronti privati o per il semplice ascolto delle realtà territoriali e cittadine. Il comitato di indirizzo è responsabile della gestione del Teatro, dei suoi rapporti istituzionali, della sua manutenzione ordinaria e straordinaria, in accordo con le strutture pubbliche di riferimento, del suo impatto comunicativo con la città e il territorio, delle sue scelte economiche fondamentali, dei suoi rapporti con i singoli cittadini e realtà associative, del suo sviluppo produttivo, delle sue collaborazioni con altri teatri e\o enti simili.
Le assemblee del comitato di indirizzo saranno aperte a tutte le associazioni del territorio, che potranno inviare, in veste di uditore, un loro rappresentante.
3. IL TEATRO PERNO

Il Teatro Pubblico Partecipato deve diventare il perno e il generatore di poli culturali intorno ad esso, deve promuovere la nascita e lo sviluppo di altre sedi, luoghi, piazze, dove svolgere attività di prova, spettacolo, incontro. I luoghi del Teatro Pubblico Partecipato non dovranno più corrispondere alla sola struttura di riferimento, ma moltiplicarsi per ospitare quei percorsi, quelle attività ed esperienze, capaci di produrre contenuti e riflessioni utili alla progettazione allargata, diventando risorsa importante per recuperare e dare valore a luoghi e spazi recuperati dal degrado e dall'abbandono, restituendoli come luoghi di attività sociali e culturali.
Il Teatro Pubblico Partecipato si farà così co-produttore di eventi e spazi di associazioni o operatori che vorranno partecipare alla definizione delle linee programmatiche, in una totale

trasparenza dei processi economici e decisionali e nell'accessibilità delle competenze professionali. Si tratta quindi di un ruolo irradiante, un perno di più poli culturali e sociali, che fanno riferimento e arricchiscono nello stesso tempo la sua esperienza.


4. LAVORATORI DELLO SPETTACOLO

Il Teatro Pubblico Partecipato deve difendere le condizioni e i diritti di chi di lavora nelle strutture, eliminando i meccanismi d'interposizione di manodopera, le catene dei subappalti e il lavoro nero. Il settore dei lavoratori dello spettacolo e dei lavoratori dei teatri è sempre più caratterizzato dall'intermittenza e dalla precarietà. Nel Teatro Pubblico Partecipato i lavoratori in ambito tecnico e di conduzione devono avere un contratto regolato secondo i criteri stabiliti nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, relativi ai diversi settori e categorie. Le maestranze artistiche che svolgono un lavoro a progetto, devono ricevere i compensi in forma mensile, frazionata nell'arco della loro prestazione. Il Teatro Pubblico Partecipato deve tutelare gli operatori del settore attraverso l'inserimento della clausola sociale per la salvaguardia occupazionale e il riferimento alle regole contrattuali nei bandi, negli affidamenti e nei subappalti dei servizi. Il datore di lavoro è il soggetto responsabile della corretta applicazione degli adempimenti previsti dalla normativa su salute e sicurezza (D.Lgs 81/08).

Ogni Teatro Pubblico Partecipato, tenendo conto della sua funzione di teatro perno e quindi del lavoro che sarà svolto sia all’interno che all’esterno della struttura, deve prevedere l'assunzione delle seguenti figure professionali, stabili al suo interno e non potrà utilizzare ditte esterne in questi ruoli:
1 Operatore Culturale di Rete
1 Responsabile e coordinatore tecnico e della manutenzione ordinaria e straordinaria
1 Direttore di sala con mansione di responsabile della sicurezza
1 Macchinista
1 Tecnico Audio
1 Tecnico Luci
1 Responsabile Comunicazione
1 Amministratore
1 Cassiere

Figura centrale e innovativa del Teatro Pubblico Partecipato è l’Operatore Culturale di Rete, che proprio per la sua novità abbisogna di un’ulteriore definizione.
Ricopre un ruolo trasversale e centrale nella gestione dello spazio e ha il compito di facilitare il rapporto tra teatro e territorio. La sua principale funzione è un’attenta conoscenza delle associazioni, scuole, gruppi di cittadini, con i quali instaura un rapporto di ascolto e di coinvolgimento alle attività che si svolgono in teatro. Ha anche il compito di raccogliere le idee e le necessità del territorio sviluppandole in progetti da realizzare all’interno degli spazi del Teatro Pubblico Partecipato. Membro del Comitato di Indirizzo, nella fase progettuale del cartellone e delle attività l’operatore culturale di rete affianca la Direzione Artistica nella definizione di tutti gli aspetti organizzativi del progetto, traducendo le indicazioni provenienti dalla Direzione nel progetto operativo, rendendolo più fruibile al pubblico a cui si rivolge. Si occupa di pianificare la diffusione delle attività teatrali attraverso i canali promozionali adeguati per il coinvolgimento di tutti i soggetti locali.


5. TEATRO RETE SOCIALE

LA SCUOLA

Il Teatro Pubblico Partecipato deve avere un rapporto privilegiato con le istituzioni scolastiche, prestando la sua opera di formazione sia all'interno delle stesse che nelle proprie strutture, con una programmazione spettacolare dedicata agli studenti variegata. Il Teatro Pubblico Partecipato deve garantire oltre agli spettacoli, non meno di un quarto delle sue giornate per attività di formazione scolastica, sia al suo interno che nelle scuole stesse. L'Operatore Culturale di Rete avrà cura di organizzare dei tavoli di presentazione tra le maestranze dei laboratori teatrali e i dirigenti, gli organi collegiali e le associazioni presenti nelle scuole, al fine di concordare gli investimenti possibili, le linee guida per lo sviluppo dei linguaggi espressivi e le modalità di fruizione degli spazi del Teatro. Per le scuole che inseriranno i progetti del Teatro Pubblico Partecipato all'interno del loro Piano di offerta formativa, si dovranno prevedere attività di formazione, rivolte ai docenti, mirata all'acquisizione di competenze nella conduzione di laboratori teatrali, nella scrittura di testi originali composti con gli alunni e di conoscenze e pratiche riguardanti l'insegnamento delle discipline attraverso il teatro. Saranno istituiti nelle scuole laboratori con le classi o con gruppi, tenuti da maestranze artistiche e tecniche designate dal Teatro in accordo con i docenti. Le produzioni originali delle classi saranno presentate a fine anno a un pubblico, sotto forma spettacolare o di lezione aperta, al fine di rendere partecipi genitori e cittadini dell'esperienza formativa intrapresa. Tutte le arti praticate concorreranno allo sviluppo dei linguaggi espressivi degli studenti e alla costruzione di spazi stabili all'interno delle strutture scolastiche ove praticare le varie discipline, in modo da favorire la realizzazione di una continuità educativa tra i diversi ordini di scuola. Si avrà cura, inoltre, di favorire la partecipazione delle scolaresche alle prove degli spettacoli in produzione presso il Teatro, al fine di mettere gli studenti a contatto diretto con il mestiere del Teatro. Saranno programmati ad inizio, o in corso d' anno scolastico, gli interventi mirati su gruppi classi che presentano difficoltà relazionali. Il Teatro avrà cura di monitorare i gruppi musicali o artistici di vario genere, che spesso proprio nelle scuole hanno inizio, e di organizzare eventi e rassegne dedicate alla loro esibizione in pubblico. Nella scuola pubblica l'intervento degli esperti del Teatro avrà come obiettivo primo la valorizzazione delle diverse abilità, l'incontro e lo scambio tra i diversi patrimoni culturali, anche attraverso la conoscenza dei linguaggi artistici specifici di ogni gruppo etnico, favorita mediante ricerca e interazione con gli artisti stranieri presenti sul territorio.

Nelle scuole professionali, nella fase conclusiva del corso di studi, si potranno creare collaborazioni, utili all'inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro.

IL SOCIALE

Particolare attenzione sarà data al lavoro dedicato alle comunità di recupero, ai diversamente abili, alla psichiatria, alle carceri, ai consultori e ai centri anziani, per costruire e ricostruire un rapporto con la comunità, per favorire il reciproco beneficio tra le arti sceniche e la “differenza”. Si dovranno quindi istituire dei laboratori esterni e interni ai teatri dove elaborare dei percorsi creativi e lavorativi, adatti alle diverse e peculiari situazioni, in collaborazione con altri enti ed istituzioni. Si avrà cura che i gruppi etnici presenti nel territorio trovino in questi teatri un punto di riferimento e di relazione, per sviluppare una reale base di collaborazione artistica interculturale.



COME NASCE IL MANIFESTO

A partire da Settembre 2012, cittadini, associazioni, intellettuali, artisti, operatori e insegnanti si sono incontrati per prendere posizione contro la delibera 177/2012 proposta dall'assessore alla Cultura del Comune di Roma, Dino Gasperini, approvata il 19 giugno, seguita dal bando pubblicato il 4 dicembre da Zètema, nel quale si prevede la costituzione della “Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea”.
A pochi mesi dal termine del mandato elettorale, veniva confezionato un bando, valido per il biennio 2013-2014, per l'affidamento dei Teatri di Cintura della Capitale, il Teatro Tor Bella Monaca, Teatro Biblioteca Quarticciolo e Teatro del Lido, fino ad allora sotto la responsabilità dei Teatri di Roma. Veniva così incaricata, alla gestione delle strutture e dei contratti ai lavoratori, “Zétema Progetto cultura”, società con il 100% a capitale pubblico. I finanziamenti destinati alla programmazione e organizzazione delle attività dei teatri venivano dimezzati e si rendeva chiaro che l'operazione non era volta ad arricchire il panorama culturale cittadino.

Da quel momento, gli incontri assembleari hanno dato vita a un confronto continuo di soggetti diversi e coinvolti a vario titolo nella vicenda, creando un dibattito fecondo, che ha reso possibile la condivisione di alcuni punti utili per il funzionamento di tutti i teatri pubblici della città. Il tentativo è di creare un modello non manipolabile, di mettere punti fermi e imprescindibili per descrivere il corretto funzionamento di un Teatro Pubblico Partecipato legato al suo territorio e con una vocazione internazionale. Un Teatro non destinato a un bando pubblico, con una pretesa di trasparenza e legittimità, ma un luogo che prenda la sua forma e la sua sostanza da un percorso partecipato.

Abbiamo così individuato tre temi di fondo: la funzione sociale del Teatro, il ruolo nella formazione culturale del cittadino e la garanzia di dignità per gli artisti, gli operatori e i tecnici che vi lavorano.

Partendo dalla convinzione, che sia nel passato come nel presente, le amministrazioni capitoline hanno concepito i teatri più come contenitori di spettacoli, che reali promotori di proposte culturali e che non hanno saputo o voluto “costruire” una relazione attiva e partecipata con le esperienze sociali e culturali dei territori, ci siamo così messi al lavoro e abbiamo scritto un manifesto per un teatro pubblico partecipato, che ha in sé l'ambizione di essere un punto dal quale partire, un testo progressivo e modificabile, sempre seguendo modelli e prassi partecipative e nel rispetto delle libertà creative.



Il documento è stato scritto dal primo tavolo partecipato cittadino animato da:
Comitato Cittadino Amici di TBQ
Laboratorio Sociale Quarticciolo
Laboratorio Permanente
Kollatino Underground
Angelo Mai Altrove Occupato
Teatro Valle Occupato
ass TDL (Teatro del Lido) di Ostia
Ex lavoratrici del Teatro Biblioteca Quarticciolo
Unione Sindacale Italiana
Associazione USICONS
daSud
Insegnanti del V Municipio

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